Post Sisma
Il problema della vulnerabilità del patrimonio edilizio italiano e la necessità della sua messa in sicurezza è stato un argomento molto discusso nell’ultimo periodo a seguito del terremoto che ha colpito il Centro Italia. L’Italia, infatti, da un lato è interessata da una consistente pericolosità sismica, dall’altro lato è caratterizzata da un patrimonio edilizio vetusto e di conseguenza non capace di resistere alle sollecitazioni sismiche. Per quanto riguarda il rischio sismico, il Consiglio Nazionale Ingegneri evidenzia come oltre 21,5 milioni di persone abitino in aree del paese esposte a rischio sismico molto o abbastanza elevato (zone 1 e 2) e altri 19 milioni risiedono, invece, nei comuni classificati in zona 3. Anche se gli eventi sismici non sono prevedibili né evitabili, è possibile, però, pianificare un’azione di contenimento dei danni da essi derivanti, soprattutto rendendo le strutture colpite dal terremoto capaci di resistere senza provocare danni alle persone. Lo stock immobiliare italiano, secondo gli ultimi dati del censimento, si compone di oltre 29 milioni di abitazioni per 60 milioni di residenti; di queste, 10 milioni circa sono costruite nelle zone sismiche più a rischio: 1,4 milioni sono ubicate nella zona 1 e circa 9 milioni in zona 2. Sono invece 8,5 milioni le abitazioni collocate in zona 3 e 9,4 milioni, infine, in zona 4. Per questa ragione le abitazioni residenziali italiane si presentano potenzialmente bisognose di interventi.
ADEGUAMENTO ANTISISMICO
Le prescrizioni normative Per la progettazione di un nuovo edificio e per l’adeguamento sismico di un edificio esistente bisogna rifarsi al DM 14 gennaio 2008 (NTC08) che definisce i principi per il progetto, l’esecuzione e il collaudo delle costruzioni e affronta anche il delicato problema delle costruzioni esistenti. Solo gli edifici pre-esistenti con valore strategico, all’entrata in vigore della norma, devono rispettare i livelli di sicurezza previsti;l’ordinanza del PCM 3274/2003, che riclassifica l’intero territorio nazionale in quattro zone a diversa pericolosità, introduce anche l’obbligo per gli enti proprietari di procedere alla verifica sismica degli edifici strategici e di quelli rilevanti per finalità di protezione civile. Tra questi ultimi rientrano anche le scuole. Le NTC08 definiscono i tre diversi tipi di intervento che possono essere effettuati:
Viene inoltre prescritta la valutazione sismica dell’edificio esistente e, se necessario, l’adeguamento nei casi di:
Con le attuali norme è obbligatorio provvedere alla valutazione sismica degli edifici strategici ma non è obbligatorio per tutti gli altri edifici esistenti se non sono previsti i succitati interventi edilizi. Di conseguenza l’adeguamento sismico della maggior parte delle strutture a carattere privato rimane su base volontaria e, al massimo, incentivato da bonus fiscali. Dal 2014 il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici è al lavoro per aggiornare le NTC del 2008. Le nuove norme affronteranno ancora il problema degli edifici esistenti: la bozza in fase di valutazione infatti contiene criteri differenti (e meno stringenti) per l’esistente rispetto al nuovo. Ciò è dovuto al fatto che applicare all’esistente le norme antisismiche che valgono per il nuovo avrebbe creato obblighi troppo onerosi o materialmente inapplicabili. È stata scelta l’opzione di differenziare tali obblighi, riservando alle nuove costruzioni gli standard più elevati.
INTERVENTI ANTISISMICI
Gli interventi per adeguare (o in alcuni casi migliorare) sismicamente un edificio, variano in base a parametri come il tipo di costruzione (monopiano o pluriplano), il tipo di struttura portante (muratura, c.a, legno), le fondazioni su cui poggia l’edificio, la zona sismica in cui l’edificio ricade e più in generale il contesto nel quale l’edificio è inserito. Inoltre la scelta del migliore intervento di adeguamento sismico deve essere effettuata da un tecnico competente sulla base di indagini diagnostiche e prove in laboratorio. Tuttavia è possibile fornire una carrellata di azioni basilari e prodotti utilizzabili per le principali strutture esistenti sul territorio: strutture in muratura portante; strutture intelaiate in c.a; strutture intelaiate in legno.
CONSOLIDAMENTO DELLE MURATURE
Alcuni interventi per il consolidamento delle murature sono, a seconda delle circostanze: cerchiature, cuciture metalliche, riduzione delle spinte di archi e volte, riduzione della eccessiva deformabilità dei solai, interventi in copertura, incremento della resistenza nei maschi murari, rinforzo mediante reticolo cementato, inserimento di paretine armate, interventi in fondazione, giunti sismici, ecc.
Anno 2013
Regione Emilia Romagna
Provincia Modena
Regione Emilia Romagna
Provincia Modena
Anno 2013
Regione Emilia Romagna
Provincia Ferrara Modena
Regione Emilia Romagna
Provincia Ferrara Modena
Anno 2017
Regione Abruzzo
Provincia Teramo Pescara
Regione Abruzzo
Provincia Teramo Pescara
Anno 2019
Regione Abruzzo
Provincia Teramo
Regione Abruzzo
Provincia Teramo
Anno 2019
Regione Marche
Provincia Fermo
Regione Marche
Provincia Fermo